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FIP MARCHE STORIES. Carolina Sanchez icona del basket femminile “La pallacanestro la mia vita”

21 Gennaio 2025

Ci sono storie di sport che vanno oltre ogni bandiera e linea di confine. Storie e personaggi da prendere semplicemente da esempio e da cui potersi ispirare. Quella di Erica Carolina Sanchez è sicuramente una di quelle da raccontare. E se il suo attuale allenatore l’ha definita “icona del basket femminile” il motivo è proprio questo. Un percorso sportivo fatto di assoluta passione, una vita spesa per il basket, lunghi viaggi, gioie ed inevitabili dolori con in mezzo bivi, davanti ai quali dover scegliere anche in fretta la direzione da prendere, e anche fatalità.

Nativa di Mendoza, città dell’Argentina centro-occidentale ai piedi delle Ande, classe 1976 con 49 anni compiuti lo scorso 5 gennaio, Carolina Sanchez è oggi a Matelica dove gioca dalla stagione 23/24 vestendo i colori della Thunder, attuale capitolo di una lunga storia vissuta sui campi di basket di mezzo mondo. E’ arrivata presto in Italia, e lasciare l’Argentina nel 1989 non era certo semplice come può esserlo ora. Quando per parlare con la famiglia si poteva malapena usare il fax e a volte neanche troppo funzionante. Una ragazzina che parte da casa, attraversa l’oceano e arriva a Palermo insieme ad altre connazionali per sostenere un provino che naturalmente fu ampiamente superato e schiuse le porte di una lunga carriera sui campi di basket. Il curriculum di Carolina Sanchez brilla con i 19 anni passati vestendo la maglia della nazionale argentina (tre Mondiali e sette Campionati Americani) ma è pieno di Italia con lo scudetto vinto a Priolo nel 2000 che è ancora oggi uno dei suoi ricordi più vivi. Esperienze in Spagna, Francia, Portogallo e parentesi importanti nel suo paese di origine quando i campionati terminavano i campionati in Europa. E poi ancora tanta Italia con Alghero, Costa Masnaga, Campobasso, Roseto e dall’estate 2023 Matelica. Nella città del Verdicchio è con suo marito Ernesto, ex giocatore e compagno di vita. Una buona prima stagione in maglia Thunder in perfetta sintonia con coach Sorgentone e la conferma in quella attuale. Quest’anno per Carolina cinque presenze (4.5 punti in 21′ di impiego medio) e poi lo stop. Infortunio al menisco e relativo intervento chirurgico.

Partiamo ovviamente dalle tue condizioni fisiche. Come stai dopo l’operazione?
“Tutto sta andando per il meglio. Ho iniziato a caricare il ginocchio proprio negli ultimi giorni e ho ripreso anche a correre. Il piano riabilitativo sta andando bene e conto di tornare in campo nelle prossime settimane. Avevo un pò paura che l’intervento potesse avere una riabilitazione più lenta e magari dolorosa. Ci sono ovviamente alcuni fastidi ma è normale. Tutto quindi sta andando molto bene e non vedo l’ora di tornare in campo con le mie compagne.”

La Thunder Matelica sta andando alla grande. Attuale terzo posto dopo le prime due partite del girone di ritorno con la qualificazione alla Final Eight di Coppa Italia ancora in tasca per il secondo anno consecutivo. Non resta che proseguire così quindi.
“Assolutamente si. E’ una stagione fino a questo momento molto positiva. Ci eravamo poste come obbiettivo la qualificazione alla Coppa Italia dopo averlo fatto l’anno scorso. Ci siamo riuscite pur centrando l’obbiettivo soltanto nell’ultima giornata del girone di andata aspettando proprio l’ultimo risultato. Siamo quindi molto soddisfatte di come stanno andando le cose e consapevoli che tutto è stato ottenuto in un campionato dove le squadre avversarie sono molto competitive e attrezzate. E per questo ci sarà ancora da lottare molto, continuare a fare il nostro lavoro partita dopo partita per poter riuscire ad arrivare più lontano possibile.”

Come ti trovi a Matelica dopo più di un anno? Com’è la tua vita fuori dal campo?
“Mi trovo benissimo. Un gruppo molto unito con alcune giocatrici che stanno insieme da tanto tempo. Conosco Debora da tanti anni con cui mi trovo alla grande e spero anzi di poterci giocare di più perchè finora tra infortuni vari abbiamo potuto disputare poche partite insieme. A Matelica si sta benissimo, sono qua con mio marito e anche lui si trova molto bene. Lo scorso anno ho avuto anche la possibilità di allenare, quest’anno mi sono dedicata a un progetto scuola con la Società, poi l’infortunio mi ha fermata ma conto di ripartire al più presto anche con queste attività”

Matelica e la Thunder possono diventare un punto di riferimento per la pallacanestro femminile nazionale?
“Matelica ha uno sponsor veramente forte che aiuta molto lo sport e la pallacanestro in particolare della città e del territorio. Con il suo aiuto e con la sua mentalità credo che questa Società possa davvero arrivare in alto. C’è un palasport che si sta costruendo e addirittura si pensa a poterlo utilizzare per le ultime partite di questa stagione. Certo bisogna lavorare per aumentare le risorse e le sue potenzialità. Ogni anno questa Società ha compiuto un passo sempre in avanti ma è chiaro che per arrivare in alto deve continuare acrescere sotto tanti aspetti. Devono sistemare ad esempio il settore giovanile ma è una Società molto seria e che ha ambizioni, capacità e fa molta attenzione.”

Dall’alto della tua esperienza com’è cambiato il mondo della pallacanestro femminile in Italia da quando sei arrivata ad oggi?
“Tantissimo. Ho giocato in A1 nel periodo in cui il campionato italiano era forse il più importante d’Europa. Squadre attrezzatissime con le straniere più forti che venivano a giocare qui. Per me è stato bellissimo giocare in quei campionati con giocatrici incredibili, ricordo un All Star Game con delle squadre che oggi farebbero la WNBA. Negli anni purtroppo questo è venuto a mancare e credo per problemi economici. Dopo la mia esperienza in Spagna, sono tornata in Italia e ho visto un livello inferiore rispetto a quello che avevo lasciato. Negli ultimi anni in Italia è migliorato invece tantissimo il settore giovanile e magari questo servirà per tornare in alto ma servono sforzi ed investimenti che oggi stanno venendo meno. E poi faccio sempre questa considerazione. Se ancora oggi, a quasi cinquant’anni, io riesco ancora a giocare vuol dire che il livello è sceso. Lo dico sempre alle mie compagne che devono crescere e diventare forti per togliere di mezzo questa “vecchia”.”

Il tuo segreto è la grande passione per lo sport e la pallacanestro?
“La pallacanestro è tutta la mia vita. Ho iniziato a giocare a 7 anni, sono arrivata in Italia a 14 anni e ho girato il mondo. Ho vissuto solo per questo sport che è stata la mia forza per continuare e per superare anche le difficoltà della vita. Arrivi a questa età con qualche dolore e un pò di stanchezza ma quando entro in campo mi dimentico di tutto e sono felice di stare li in mezzo anche se devo giocare di meno rispetto a quello che giocavo prima ma il fatto di stare li, aiutare le mie compagne magari solo dalla panchina, mi rende davvero felice. Se uno non ha questa passione non può arrivare fino a questo punto.

Tra tutte le vittorie che hai ottenuto qual’ è quella che conservi con un ricordo più vivo?
“Con la Nazionale ho giocato e vinto molto. Ma lo scudetto che ho vinto a Priolo (compagna di squadra di Iriz Ferazzoli ora a Civitanova ndr) è sicuramente il successo più importante della mia carriera. Un’esperienza utile anche come crescita tecnica, ho imparato a giocare da “3” cosa che prima non avevo mai fatto, ho conosciuto un allenatore incredibile come Santino Coppa che è riuscito a ricavare il meglio da me. E poi da quella vittoria sono riuscita a giocare anche in Eurolega. Campionati davvero bellissimi”

La Nazionale Argentina nel tuo cuore, ma è vero che hai sfiorato di vestire la maglia Azzurra invece che quella albiceleste?
“Quando sono arrivata in Italia ho fatto un torneo con l’Under 16 Azzurra e facemmo un torneo in Ungheria in preparazione all’Europeo. Eravamo 14 giocatrici e ne dovevano rimanere due fuori. Al termine del raduno torno a Palermo e poi finito il campionato volo in Argentina. Nel frattempo arriva la convocazione per l’Europeo ma allora si andava avanti a colpi di lettere e al massimo fax, e questa comunicazione è arrivata troppo tardi facendo si che hanno poi convocato un’altra giocatrice al mio posto e io mi sono persa l’occasione di vestire la maglia della Nazionale italiana. Poi a 18 anni ho dovuto scegliere tra la nazionale del paese dove sono nata e quella italiana ma anche in quel momento ero a casa per la morte di mio papà ed allora ho scelto di giocare con l’Argentina.

Carolina Sanchez “da grande” sarà un’allenatrice?
“Giocherò fino a quando ne avrò le possibilità e non mettiamo limiti a questo. Però mi piace tanto allenare. Anche oggi ogni volta che c’è la possibilità di guidare le ragazze lo faccio molto volentieri e quindi vorrei iniziare a farlo una volta smesso di giocare. Magari iniziare con un ruolo da assistente, perchè no proprio qui a Matelica. Con Mimmo sto benissimo, lui mi ha aiutato tanto e io imparo tanto da lui ci scambiamo consigli a vicenda.”

Ufficio Stampa FIP MARCHE